Una vera e propria impresa criminale, articolata, gerarchizzata e ben strutturata: è questo il volto dell’associazione a delinquere scoperta dalla Guardia di Finanza di Messina che ha portato a una maxi operazione con 22 arresti tra carcere e domiciliari, infliggendo un duro colpo al mercato delle scommesse clandestine e al riciclaggio di denaro, due attività illegali che da anni alimentano un’economia parallela capace di muovere milioni di euro sotto traccia.
Un’indagine complessa
Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, l’operazione ha visto coinvolti oltre cento finanzieri, supportati da comandi di altre città italiane che hanno visto al centro dell’indagine, avviata nel 2022, un’associazione a delinquere dedita alla raccolta illecita di scommesse sportive a quota fissa e al gioco d’azzardo tramite piattaforme online illegali, con un sofisticato sistema di riciclaggio dei proventi.
L’ordinanza emessa dal GIP ha disposto misure cautelari per 22 soggetti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, raccolta abusiva di scommesse, riciclaggio e autoriciclaggio. Un’organizzazione criminale che, secondo gli inquirenti, aveva raggiunto un elevato grado di professionalità e di operatività, al punto da diventare una vera impresa parallela fuori dai canali legali.
Due messinesi al vertice dell’organizzazione
Secondo quanto emerso dalle indagini, ai vertici del sodalizio vi erano due noti personaggi messinesi: Carmelo Salvo, 52 anni e Letterio Arcolaci, 44 anni. I due erano affiancati da un gruppo ristretto e fidato di collaboratori, molti dei quali legati da vincoli familiari e ad ognuno di loro era assegnato un compito ben preciso, che passava dalla gestione tecnico-informatica delle piattaforme alla contabilità e alla redistribuzione degli introiti.
L’organizzazione, radicata a Messina ma operativa anche in altre zone del Paese, si basava su una struttura piramidale simile a quella tipica del gioco legale e proprio questo sistema ha permesso di gestire numerose agenzie di scommesse in modo imprenditoriale, con una pianificazione attenta e una distribuzione dei compiti ben definita.
Il trucco del doppio canale
Per eludere i controlli delle autorità e le normative vigenti, i membri dell’organizzazione si servivano di un doppio canale. In apparenza, i punti di vendita e ricarica utilizzavano piattaforme legali autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ma, all’interno delle stesse sale gioco, veniva proposto ai clienti l’accesso a piattaforme parallele e illegali, siti che consentivano l’uso del contante per le scommesse, metodo vietato nel circuito ufficiale proprio per evitare il riciclaggio.
In tal modo, gli scommettitori, attratti da ambienti apparentemente legali, finivano per partecipare a giochi illeciti attraverso computer predisposti, grazie anche alla complicità dei gestori delle sale. La clientela veniva così fidelizzata e convinta a preferire la rete clandestina, con un ritorno economico altissimo per l’organizzazione.
Comunicazioni criptate e gruppi segreti
Per coordinare l’attività illegale, i membri utilizzavano canali riservati e difficilmente intercettabili, come WhatsApp e Telegram, su cui venivano creati gruppi dedicati, ognuno destinato a singoli affiliati, in cui circolavano istruzioni, aggiornamenti e dati sulle giocate. Un sistema ben rodato, che ha permesso al sodalizio di crescere in silenzio e consolidare il proprio dominio nel mercato parallelo delle scommesse.
Sequestrati beni per 3 milioni di euro
A testimonianza della vastità del giro d’affari illegale, durante l’operazione sono stati sequestrati beni e partecipazioni societarie per un valore stimato di 3 milioni di euro, che, secondo gli inquirenti, rappresentano solo una parte del guadagno complessivo ottenuto attraverso l’attività criminale. Il reimpiego dei proventi illeciti avveniva attraverso prestanome compiacenti, a cui venivano intestati conti correnti, immobili e quote societarie, in modo da schermare i reali beneficiari.
L’intera operazione dimostra come l’organizzazione avesse assunto le caratteristiche di un’impresa occulta, nella quale ogni membro partecipava al rischio d’impresa e alla spartizione di utili (o perdite), pur operando in totale inosservanza delle norme fiscali, dell’antiriciclaggio e del codice penale.
Il contesto in cui si è sviluppata l’organizzazione non è casuale, infatti, secondo uno studio di Federconsumatori, Messina si colloca al quinto posto tra le città italiane per volume di giocate pro capite; una tendenza, questa, che evidenzia non solo l’enorme diffusione del gioco d’azzardo nel territorio, ma anche l’esistenza di un bacino potenzialmente sfruttabile per attività illecite.
La forte incidenza delle giocate online nella città ha probabilmente favorito il radicarsi di un sistema illegale capace di intercettare la domanda e offrirle un’alternativa più rischiosa ma apparentemente più redditizia.
Il segnale delle istituzioni
L’operazione della Guardia di Finanza rappresenta un chiaro segnale dello Stato nella lotta alla criminalità economica. Il contrasto al gioco illegale e al riciclaggio resta una delle priorità investigative, poiché questi reati generano danni enormi alla collettività, minano il mercato legale e finanziano reti criminali sempre più sofisticate.
L’inchiesta appena conclusa conferma quanto sia necessario mantenere alta la guardia e investire risorse per colpire le radici economiche della criminalità organizzata.
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