Quanto costa aprire un centro scommesse?
Tanti vogliono avviare un centro scommesse, ma pochi hanno le idee chiare su quanto devono investire. Nelle prossime righe vi forniamo una guida dettagliata sulle spese da sostenere.
Investimento iniziale per l’apertura di un centro scommesse
Coloro che sono attratti dall’idea di aprire un’attività nel settore del betting si chiedono a quanto ammonta l’investimento iniziale. Il capitale per avviare un punto scommesse dipende dal servizio che si vuole offrire al cliente, pertanto distinguiamo tra 2 tipi di esercizi:
- centro scommesse completo
- corner scommesse.
Il punto scommesse offre un servizio completo all’utente sotto ogni aspetto (opzioni, assistenza), ma comporta spese più alte di gestione. La somma da investire è più elevata e si aggira tra 25000 € e 40000 € al netto della concessione governativa, obbligatoria per operare legalmente. Altri costi da sostenere prima dell’apertura sono legati a pratiche burocratiche (iscrizione all’Agenzia delle Entrate e al Registro delle Imprese, versamento dei diritti camerali, etc…), allaccio delle utenze alle relative reti di distribuzione, arredamento, macchinari. Se il locale viene acquistato l’importo aumenta ulteriormente.
Per gli imprenditori già in possesso di un’attività al pubblico (ad esempio tabaccherie, edicole, bar, internet point) esiste la possibilità d’integrare il proprio ventaglio di servizi diventando corner autorizzato per un bookmaker. Questa soluzione permette di ridurre in modo significativo la cifra da investire (intorno a 7000-8000 €), anche se l’offerta all’utente risulta più limitata.

Costi delle licenze e delle concessioni
Tra i punti sui quali vale la pena soffermare l’attenzione segnaliamo le spese inerenti all’ottenimento delle concessioni governative. Il rilascio di una licenza ADM (ex AAMS), infatti, è una tappa obbligata per chi vuole aprire un centro scommesse vicino a me in linea con i requisiti di legge. L’esborso può essere davvero molto alto, da qualche decina ad alcune centinaia di migliaia di euro.
Tuttavia, per chi lo desidera esiste l’opportunità di affiliazione a concessionari aventi già un’autorizzazione statale. Si tratta di un’opzione conveniente, più economica, adatta a imprenditori esperti e neofiti, che richiede investimenti iniziali più contenuti e non comporta lunghi tempi di attesa.
Vantaggi dell’affiliazione in franchising
Nel settore del betting sempre più utenti percorrono la strada dell’affiliazione a un franchising, in un’ottica di semplificazione dell’iter burocratico-legale e di riduzione dell’investimento iniziale. Ecco quali sono i vantaggi:
- licenza inclusa nel pacchetto
- assistenza in itinere
- diminuzione dei costi.
Le spese di apertura di un punto scommesse in franchising includono l’utilizzo di una licenza ADM già acquistata dal franchisor. Ciò comporta un abbattimento significativo della spesa complessiva e dei tempi di attesa tra la richiesta al fornitore e l’avvio dell’esercizio.
Un altro punto di forza dell’affiliazione è l’opportunità di avere supporto in tutte le fasi di vita dell’attività. Il franchisee può contare sull’aiuto di professionisti per ottenere una formazione consona al proprio ruolo, allestire il locale in linea con il layout proposto dal titolare del marchio e assistenza tempestiva in caso di problemi.
Anche la riduzione dei costi si rivela vantaggiosa, nell’apertura di centri scommesse corredati di tutti i servizi come dei corner. Per i primi le somme investite non superano i 20000 €, mentre per i secondi si attestano sui 5000 € o poco oltre.
Costi operativi e gestione
Gli aspiranti gestori di un punto di scommesse devono calcolare altri costi oltre a quelli relativi all’investimento iniziale (macchinari, arredi, burocrazia, eventuale acquisto del fondo). Ecco le voci da ricordare in merito ad attività quotidiane e periodiche:
- affitto del fondo (se non si compra)
- utenze
- personale
- marketing e promozione.
Il canone di locazione segue le leggi del mercato immobiliare, pertanto varia in base alla metro-quadratura e all’ubicazione. Tali parametri cambiano a seconda dell’area geografica (Comune, Provincia, Regione o, più genericamente, Nord, Centro, Sud e Isole), del quartiere e della densità di popolazione. Di solito, più il locale si trova in periferia o in piccoli paesi, più l’affitto è basso: tale scelta risulta conveniente se il posto è facile da raggiungere e dispone di un parcheggio privato.
Sul fronte delle utenze occorre calcolare le spese che permettono l’esercizio dell’attività. Tra queste figurano corrente elettrica, connessione di rete, acqua, riscaldamento nel periodo invernale, impresa di pulizie, condominio (se il fondo si trova in tale contesto, ad esempio in pieno centro storico) nonché la tassa sui rifiuti (per legge dovuta anche per le unità immobiliari non utilizzate). Inseriamo in questo gruppo il versamento di eventuali premi assicurativi su edifici, incassi, macchinari e persone.
Di grande importanza i costi riguardanti le risorse umane: scegliere bene dipendenti e collaboratori è fondamentale per massimizzare i guadagni, offrire un ottimo servizio al cliente e lavorare in un ambiente armonioso. Il calcolo include non solo l’assunzione del personale, il pagamento dello stipendio e di eventuali benefit, ma anche i seminari di formazione e di aggiornamento.
Da non trascurare le uscite in merito alle operazioni di marketing e promozione, indispensabili per farsi conoscere e proporre la propria offerta al pubblico. Le campagne prevedono l’uso di strumenti come mailing list, volantini, dépliant, pubblicità sui social e sul sito web aziendale, partnership, contatti con sponsor e fornitori, organizzazione di eventi e ogni altro mezzo finalizzato all’ampliamento del portfolio e alla fidelizzazione della clientela.
FAQ
La scelta del fondo è a carico del franchisee, anche se molti franchisor sono disponibili a fornire consulenze al riguardo.
No: le disposizioni di legge vietano l’apertura a meno di 500 m da luoghi sensibili (scuole, centri sportivi, RSA, luoghi di culto e di ritrovo per giovani o disabili).
L’accordo con il brand deve durare per non meno di 3 anni, meglio ancora per tutto il periodo di ammortamento (Legge 129/2004, art. 3 comma 3).